Post-Produzione

Trovandomi spesso a esporre la mia “idea” di post produzione fotografica ho pensato fosse utile pubblicare una pagina dedicata all’ argomento. Senza la presunzione di detenere verità universali o di poter/voler giudicare il lavoro altrui, è mia convinzione che uno scatto debba “funzionare” quando ancora è “in macchina”.

I moderni strumenti di fotoritocco possono migliorare praticamente qualsiasi aspetto di una foto e consentono di sopperire quasi ad ogni sorta di errore o lacuna tecnica. Inutile dire che anche i soggetti fotografati possono giovarsi enormemente di questi sistemi e, con un’abile post-produzione, qualsiasi difetto può essere reso impercettibile se non addirittura invisibile.

Premesso questo, personalmente non mi piace applicare interventi così radicali, a meno che non siano stati concordati in anticipo con il destinatario delle foto, e il motivo è presto detto: è compito del fotografo cogliere gli aspetti migliori dei suoi soggetti dissimulando o nascondendo quelli non desiderati. Esaltare i pregi e mascherare i difetti, secondo me, è un lavoro che può, e deve, essere fatto prima di scattare e non dopo. Ben vengano invece i “filtri creativi”, cioè le controparti digitali di quelle tecniche nate nella tradizionale camera oscura a cui si aggiungono quelle rielaborazioni globali che producano effetti non riproducibili direttamente durante lo scatto e che possono migliorare, ma non salvare, “l’atmosfera” di una foto. 

Un discorso diverso va fatto per la manipolazione digitale di un’immagine al fine di ottenere dettagli o scenografie non altrimenti realizzabili (e spesso non realistiche), ma qui siamo forse più nel campo della grafica che in quello della fotografia. A titolo di esempio vi cito un’immagine che ho visto di recente in cui una ragazza portava con disinvoltura un vastito fiammeggiante, cioè fatto di lingue di fiamma. Vien da sè che, in casi come questo, la rielaborazione digitale è necessaria, ma mi sento di dire che si tratti di applicazioni particolari che, ovviamente, non presentano alcuna soluzione alternativa.

Nella stragrande maggioranza degli scatti poche regolazioni e sporadici interventi dovrebbero essere sufficienti per dare ad una fotografia già bella quel tocco in più che completa l’opera. Se al contrario pochi ritocchi non dovessero bastare, forse la colpa è dello scatto di partenza che semplicemente non “funziona” e che, per quanto possa essere pregevole in certi aspetti, potrebbe mancare gravemente in altri.

Ecco come la penso. Naturalmente mi comporto di conseguenza: ricorro raramente a Photoshop affidandomi a programmi meno “potenti” che garantiscano però un eguale livello qualitativo. Dedico alla post-produzione di ogni foto che ritengo meritevole un tempo limitato (di cui tengo traccia con precisione) e, qualora non bastasse, lo cancello perchè, come detto, per me questa è la prova che lo scatto di partenza già non funzionava.

Spero che consideriate questo mio comportamento come indice di serietà e di qualità… di una cosa potete esssere certi: vedete nelle mie foto quello che io ho visto davanti all’ obiettivo!!! 🙂

Alla prossima.

Ottaviano

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